L'8 febbraio 1976
Taxi Driver faceva il suo debutto nei cinema americani. In Italia ad agosto.
Sono passati 40 anni da quando il mondo contorto e inquietante del tassista Travis Bickle interpretato da
Robert De Niro
ci afferrava per la gola portandoci nella sua oscurità
inesplicabile fatta di alienazione, paranoie e ossessioni. A distanza di
decenni, però, il
capolavoro di Martin Scorsese non
perde il suo vigore e, per quanto disturbante, rimane un film da vedere e
rivedere. E non c'è solo un motivo per farlo, ce ne sono cinque.
Ecco 5 motivi per rivedere oggi
Taxi Driver.
1) Un caposaldo per il cinema a venire
Nel 1976 Martin Scorsese, trentatreenne, non era ancora Martin Scorsese.
Taxi Driver, film cupo e radicale, è stato il
suo primo capolavoro e l'ha consacrato come il maestro che conosciamo oggi, uno dei più grandi registi della New Hollywood, che avrebbe
influenzato le generazioni a venire, da Spike Lee a Quentin Tarantino. Gran parte della cultura pop americana e della moderna
estetica urbana del cinema ha un debito verso questo lungometraggio rivoluzionario.
2) La consacrazione di Robert De Niro
La
performance di Robert De Niro è allo stesso tempo avvincente e
sfiancante. Il suo personaggio psicopatico sprigiona sensazioni
contrastanti,
fascino e stordimento. Indubbiamente favoloso, il divo italo-americano con
Taxi Driver suggella la sua reputazione, consacrandosi come uno dei più grandi attori di Hollywood. All'epoca trentaduenne e reduce da
Il padrino - Parte II, era alla seconda collaborazione con Scorsese dopo
Mean Streets - Domenica in chiesa, lunedì all'inferno: è la conferma e l'inizio di un
felicissimo sodalizio.
3) Sceneggiatura iconica
"
Vengono
fuori gli animali più strani la notte: puttane, sfruttatori,
mendicanti, drogati, spacciatori di droga, ladri, scippatori".
Taxi Driver ci ha consegnato alcune delle
frasi più belle e iconiche della storia del cinema. L'espressione "
You talkin' to me?" (tradotta in italiano "
Ma dici a me?"),
tratta dal monologo di Travis davanti allo specchio, è nella top ten
americana delle battute più celebri. Per assurdo, però, non era
originariamente nello script, ma fu improvvisata da De Niro.
La sceneggiatura è un
magnifico studio psicologico ed è stata realizzata da
Paul Schrader
attingendo alle sue ansie, all'esistenzialismo europeo di Sartre, Camus
e Dostoevskij, ai diari di Arthur Bremer, l'aspirante omicida del
politico George Wallace. Travis è un eroe o un mostro? Impaludati nelle
anse dell'alienazione di Travis, neanche oggi possiamo rispondere.
4) Una baby prostituta di nome Jodie Foster
Dopo
Alice non abita più qui (1975), Martin Scorsese rivuole la giovanissima
Jodie Foster,
contesa alla Disney, convincendo la madre refrattaria che farà
accompagnare sul set la baby attrice (tredicenne) da uno psichiatra e la
sostituirà con la sorella maggiore nelle scene più forti. È lei la
prostituta adolescente Iris in mini-pantaloncini e scarpe con le zeppe.
Per lei primi premi: Bafta e nomination all'Oscar. È grazie a
Taxi Driver che
arriva la popolarità.
5) New York anni '70
New York nel tempo è cambiata, ma
Taxi Driver
resta potente e doloroso come 40 anni fa. Gli Stati Uniti all'epoca
uscivano dalla guerra in Vietnam e Travis ne era il risultato. La New
York City del 1976 era
buia, angusta e piena di spazzatura,
reale e figurata, come lamenta anche il tassista Travis col
senatore Palantine. Nell'estate del 1975, infatti, quando il film fu
girato, era in atto uno sciopero e la spazzatura era stata
lasciata accatastata per le strade e sui marciapiedi. Con il
lungometraggio di Scorsese riviviamo la città come era allora.