giovedì 25 febbraio 2016

“Lo chiamavano Jeeg Robot”




Attesa finita. Arriva oggi nelle sale il primo fantasy italiano, «Lo chiamavano Jeeg Robot», del debuttante Gabriele Mainetti con Claudio Santamaria supereroe di borgata, Luca Marinelli e Ilenia Pastorelli. È stato il film-sorpresa dell’ultima Festa di Roma, un esordio che unisce l’immaginario delle animazioni giapponesi tv al mondo poetico di Pasolini, il cantore delle borgate. Facendo buon uso di un budget modesto e scegliendo interpreti azzeccatissimi. Arriva anche, dopo essersi rivelato alla Mostra di Venezia ed essere in corsa all’Oscar, «Anomalisa» dagli autori di «Volevo essere John Malkovich» Charlie Kaufman e Duke Johnson, un film d’animazione per adulti sulla scoperta della felicità di un triste oratore motivazionale.

E ancora «Il Club» di Pablo Larrain: scoperto al festival di Berlino, il film è tra i più spietati e dolorosi atti d’accusa sul dramma della chiesa sudamericana di ieri e di oggi. Con un fantastico Alfredo Castro. Mentre lascia alle prese con molti interrogativi «Good Kill» di Andrew Niccol con Ethan Hawke, pilota di droni da Las Vegas. Infine la commedia «Tiramisù», debutto alla regia di Fabio De Luigi, anche protagonista nel ruolo di un rappresentante farmaceutico a cui un dolce cambierà drasticamente la vita.


martedì 16 febbraio 2016

Gods of Egypt: la trama e il primo poster ufficiale del film con Gerard Butler

Dopo le prime immagini dal set, ecco online il primo poster ufficiale e la prima sinossi di Gods of Egypt. Il film è diretto dall’australiano di origini egiziane Alex Proyas, il quale ha diretto Il corvo e Io, robot. Ecco il primo artwork del film, non ancora il poster definitivo, e la sinossi del film con Gerard Butler.

 «Magico, mostri, dèi e pazzia regnano nei palazzi e nelle piramidi della valle del Nilo in questo film action d’avventura ispirato alla mitologia classica dell’Egitto. Con la sopravvivenza del genere umano in bilico, un eroe inaspettato intraprende un emozionante viaggio per salvare il mondo e salvare il suo vero amore. Set (Gerard Butler), lo spietato dio delle tenebre, ha usurpato il trono d’Egitto, facendo precipitare l’impero, una volta pacifico e ricco, in caos e conflitti. Con pochissimi ribelli eroici che si contrappongono al selvaggio governo di Set, Bek (Brenton Thwaites), un mortale audace e provocatorio, arruola l’aiuto del potente dio Horus (Nikolaj Coster-Waldau) in un’improbabile alleanza contro il signore del male. Dato che la loro battaglia mozzafiato contro Set e i suoi scagnozzi ha luogo nell’aldilà, sia gli dèi che i mortali devono superare prove di coraggio e di sacrificio se sperano di prevalere nello spettacolare scontro finale».
La data di uscita nelle sale di Gods of Egypt è prevista per il 12 febbraio 2016.


martedì 9 febbraio 2016

Taxi Driver: 5 motivi per rivederlo (a 40 anni dall'uscita)





L'8 febbraio 1976 Taxi Driver faceva il suo debutto nei cinema americani. In Italia ad agosto.
Sono passati 40 anni da quando il mondo contorto e inquietante del tassista Travis Bickle interpretato da Robert De Niro ci afferrava per la gola portandoci nella sua oscurità inesplicabile fatta di alienazione, paranoie e ossessioni. A distanza di decenni, però, il capolavoro di Martin Scorsese non perde il suo vigore e, per quanto disturbante, rimane un film da vedere e rivedere. E non c'è solo un motivo per farlo, ce ne sono cinque.






Ecco 5 motivi per rivedere oggi Taxi Driver.
1) Un caposaldo per il cinema a venire
Nel 1976 Martin Scorsese, trentatreenne, non era ancora Martin Scorsese. Taxi Driver, film cupo e radicale, è stato il suo primo capolavoro e l'ha consacrato come il maestro che conosciamo oggi, uno dei più grandi registi della New Hollywood, che avrebbe influenzato le generazioni a venire, da Spike Lee a Quentin Tarantino. Gran parte della cultura pop americana e della moderna estetica urbana del cinema ha un debito verso questo lungometraggio rivoluzionario.
2) La consacrazione di Robert De Niro
La performance di Robert De Niro è allo stesso tempo avvincente e sfiancante. Il suo personaggio psicopatico sprigiona sensazioni contrastanti, fascino e stordimento. Indubbiamente favoloso, il divo italo-americano con Taxi Driver suggella la sua reputazione, consacrandosi come uno dei più grandi attori di Hollywood. All'epoca trentaduenne e reduce da Il padrino - Parte II, era alla seconda collaborazione con Scorsese dopo Mean Streets - Domenica in chiesa, lunedì all'inferno: è la conferma e l'inizio di un felicissimo sodalizio.
3) Sceneggiatura iconica
"Vengono fuori gli animali più strani la notte: puttane, sfruttatori, mendicanti, drogati, spacciatori di droga, ladri, scippatori". Taxi Driver ci ha consegnato alcune delle frasi più belle e iconiche della storia del cinema. L'espressione "You talkin' to me?" (tradotta in italiano "Ma dici a me?"), tratta dal monologo di Travis davanti allo specchio, è nella top ten americana delle battute più celebri. Per assurdo, però, non era originariamente nello script, ma fu improvvisata da De Niro.
La sceneggiatura è un magnifico studio psicologico ed è stata realizzata da Paul Schrader attingendo alle sue ansie, all'esistenzialismo europeo di Sartre, Camus e Dostoevskij, ai diari di Arthur Bremer, l'aspirante omicida del politico George Wallace. Travis è un eroe o un mostro? Impaludati nelle anse dell'alienazione di Travis, neanche oggi possiamo rispondere.
4) Una baby prostituta di nome Jodie Foster
Dopo Alice non abita più qui (1975), Martin Scorsese rivuole la giovanissima Jodie Foster, contesa alla Disney, convincendo la madre refrattaria che farà accompagnare sul set la baby attrice (tredicenne) da uno psichiatra e la sostituirà con la sorella maggiore nelle scene più forti. È lei la prostituta adolescente Iris in mini-pantaloncini e scarpe con le zeppe. Per lei primi premi: Bafta e nomination all'Oscar. È grazie a Taxi Driver che arriva la popolarità.
5) New York anni '70
New York nel tempo è cambiata, ma Taxi Driver resta potente e doloroso come 40 anni fa. Gli Stati Uniti all'epoca uscivano dalla guerra in Vietnam e Travis ne era il risultato. La New York City del 1976 era buia, angusta e piena di spazzatura, reale e figurata, come lamenta anche il tassista Travis col senatore Palantine. Nell'estate del 1975, infatti, quando il film fu girato, era in atto uno sciopero e la spazzatura era stata lasciata accatastata per le strade e sui marciapiedi. Con il lungometraggio di Scorsese riviviamo la città come era allora.